L’inverno è arrivato e con esso la voglia di fare qualche salita sulla neve, possibilmente affrontando qualche canale divertente. Il tempo è incerto ma decidiamo di andare comunque visto che non si tratta di un vero e proprio peggioramento. La consueta riunione settimanale per decidere la meta ci ha fatto optare per il canalino nord del Pizzo Arera. Sotto i 2000m praticamente non c’è neve, sopra invece ne ha messa tanta; le condizioni sono ideali per partire da Capanna 2000 e fare il traverso del Sentiero dei Fiori in sicurezza per poi dirigersi verso il canale.
Partiamo sotto un leggero nevischio dal Rifugio e iniziamo ad attraversare la Val D’Arera lasciando a destra la via normale che porta direttamente in vetta e seguendo un tratto del Sentiero dei Fiori. Superiamo un primo colletto e dopo un breve traverso intravediamo il vallone del Mandrone. A questo punto scendiamo per una decina di metri, prestando attenzione a non scivolare, per percorrere un lungo traverso posto alla base delle severe pareti dell’Arera.
Dopo una breve riunione per decidere come e dove proseguire, abbandoniamo il sentiero dei Fiori a circa metà del vallone ed iniziamo a risalire i facili pendii in direzione del Passo di Corna Piana che raggiungiamo dopo una bella ravanata su neve sempre più sprofondante. L’Arera è coperto dalle nuvole e non riusciamo ad intarvedere la via di salita. Presi dalla sconforto rinunciamo alla vetta e optiamo per una facile salita all’anticima della Corna Piana. Tornati al passo però, le nubi si diradano e riusciamo a vedere tutto il percorso fino al canale.
Teniamo duro e decidiamo di tentare la vetta. Fortunatamente le neve tiene abbastanza bene e procediamo velocemente alternandoci a turno al comando. La pendenza aumenta in modo costante fino alla base del canale, che affrontiamo solo dopo aver calzato i ramponi e impugnato le picozze. Il canale è breve con una pendenza massima di 50° nella parte centrale. L’uscita invece è un po’ più problematica ma molto scenografica. Noi siamo usciti a sinistra, alla destra di un piccolo gendarme roccioso; qui la neve era inconsistente e abbiamo faticato un bel po’ per scavare e sbucare in cresta. L’ambiente è grandioso, la nebbia avvolge le creste cariche di neve e nasconde il baratro sottostante.
Dopo aver aggirato con attenzione l’anticima rocciosa raggiungiamo la croce di vetta. Fatta la classica foto di rito ripartiamo velocemente verso valle. Con attenzione affrontiamo la discesa e la successiva risalita dell’intaglio roccioso lungo la via normale. Torniamo al Rifugio per avvisare il gestore del nostro rientro e da qui in breve al parcheggio. Salita davvero molto bella e appagante fatta in completa solitudine in un ambiente severo.