Un altro conto in sospeso, l’anno scorso ci avevo provato ma ero stato respinto da un nebbione pazzesco. Siamo in quattro: io e Carlotta con gli sci, mio papà e Sergio con le ciaspole. L’Engadina ci accoglie con una delle sue albe siberiane, questa volta tocchiamo i -17°C.
Lasciamo la macchina al parcheggio della stazione di Madulain, e ci prepariamo per la salita. Parto subito con un errore gravissimo, ovvero non aver messo l’ARTVA a casa: rimango così in maglietta rischiando il congelamento. Testiamo i nostri apparecchi e siamo pronti a partire. Scegliamo di salire lungo la stradina ed evitare il pratone diretto.
Oggi ho con me la nuova Fuji X100F, non un grande esordio con queste temperature: sono 17 gradi sotto la temperatura di utilizzo raccomandata dal manuale. La sfida è capire se riesco a coprire una gita con un 35mm fisso, la focale da reportage per eccellenza. Seguiamo la traccia tagliando qualche tornante fino al limitare del bosco di larici. Le pendenze qui aumentano e cominciano i primi tornanti.
L’inversione termica ci fa passare dal gelo al caldo, si comincia a sudare! Pausa all’Alp Belvair, ne approfitto per scattare qualche foto verso il Kesch. Sempre con pendenze sostenute guadagniamo la sella sottostante il pendio finale. I miei compagni di gita mollano, io sono determinato a raggiungere la vetta anche se ho quasi finito la benzina. La mancanza di allenamento si fa sentire, in questo sport non perdona.
La pala finale è bella ripida e costringe e numerose pertichette. In realtà la cima vera e propria è ancora oltre: gli ultimi metri sono uno strazio, accenno di crampi e affanno da sciatore della domenica. Non mollo e raggiungo l’ometto di vetta. Il dubbio è capire se mi rimane qualcosa per la discesa. Per fortuna la parte ripida è su neve quasi battuta per via dei numerosi passaggi.
La discesa
Raggiungo con i quadricipiti in fiamme il mio team. Carlotta è alla sua prima discesa in neve fresca ma se la cava egregiamente. Ovviamente è più faticoso rispetto alla pista, soprattutto quando non si è abituati e si rimane contratti. Per fortuna oggi la neve è una favola: 20cm di fresca su fondo duro, con un velo di brina di superficie e ampi spazi ancora non tritati.
Nel bosco riprendiamo la stradina per dare tregua alle nostre gambe. La percorriamo tutta fino al sottopassaggio della stazione, da qui a piedi fino alla macchina. Di solito concludiamo le nostre gite engadinesi con una birra al Moreschi, oggi invece ci diamo alla pazza gioia al Crotto Ghiggi. Eccezionali la giardiniera di verdure e i pizzoccheri. In questi casi però la fame influenza il giudizio.