Dopo lo strapazzo di Dufourspitze ecco una salita di tutto riposo, ma importante. Questo è il quarto tassello dell’idea di fare tutte le cime più importanti della Valle Spluga.
La giornata è prevista bella ma freddina per il periodo, siamo al 10 di agosto. Con l’inseparabile socio di quasi tutte le mie salite, lasciamo l’auto appena dopo la diga del lago di Montespluga e cominciamo a salire in direzione O lungo una comoda carrareccia, seguendo le indicazioni per il Rifugio Bertacchi. Il Rifugio Bertacchi 2175 m è in bella posizione su una balza sopra il Lago di Emet e la valle di Madesimo.
Il Rifugio molto bello ci offre un comodo e caldo riparo e ci accoglie con fette di torta e té. Il vento gelido e teso, che ci ha accompagnato dalla partenza, continua a soffiare forte e il rincorrersi di nuvole sfilacciate ci costringo a una sosta forzata. Alle 9.30 le nuvole tendono a sollevarsi sopra i duemilacinquecento metri, il vento sembra calare, per cui ripartiamo ben protetti dai nostri gusci antivento.
La salita riprende costeggiando il lato N del Lago di Emet 2144 m e ci porta in prossimità del Passo di Emet 2299 m, dopo aver lasciato a sinistra le indicazione per il Pizzo Spadolazzo 2722 m. Puntiamo poi a OSO lungo il confine fra Svizzera e Italia, seguendo l’indicazione per il Passo della Sterla lungo dossi erbosi fin quasi sotto la verticale della vetta del Pizzo Emet. Qui pieghiamo verso S in direzione dell’intaglio di quota 2843, che raggiungiamo per sfasciumi, lingue di neve dura e piccoli nevai.
Qui inizia la cresta che ci porterà in cima. Il percorso è evidente e ben segnalato da bolli e ometti. La salita non presenta particolari difficoltà, se non il dover prestare la dovuta attenzione a non perdere la traccia. Il punto un poco delicato è un bel passaggio in prossimità della vetta. Il passaggio è costituito da un blocco che si sale su buoni appigli e appoggi, e da un intaglio, che si deve superare per proseguire su una sorta di piattaforma posta due metri sopra. Il passaggio è leggermente esposto, ma è facilitato da spezzoni di corda annodata cui ci si può aggrappare.
Superato il passaggio, raggiungiamo la vetta del Pizzo Emet 3210 m e tocchiamo la croce coperta di ghiaccio ventato. Il vento è ancora presente, ma meno forte e non siamo più bombardati dagli spilli di ghiaccio che ci hanno accompagnato fin qui. Troviamo riparo un paio di metri sotto per un rapidissimo spuntino e foto di rito, poi discesa. Il passaggino lo supero saltando dalla piattaforma al blocco sottostante, senza utilizzare le corde, poi rapido rientro al Lago di Montespluga ed all’auto illuminati da un bel sole caldo finalmente.