Finalmente è arrivato il momento: ho il socio (il fido Stefano), la prenotazione al rifugio e due giornate di bel tempo, la Dufour non può essere più rimandata. Partiamo di primo mattino da Desio alla volta di Zermatt, e arriviamo alla stazione di Täsch per le 10. Da qui prendiamo il primo trenino che porta a Zermatt (circa 13€ A/R) e quindi il trenino per Il Gornergrat (70€ A/R).
Scendiamo alla stazione di Rotenboden (2800m) e ci incamminiamo verso la Monte Rosa Hütte. Il rifugio sembra molto lontano e purtroppo scopriremo, specialmente al ritorno, che è davvero lontano! Il primo tratto costeggia la vecchia morena del ghiacciaio, in seguito scende più rapidamente (scala esposta) per arrivare sul ghiacciaio. C’è ghiaccio vivo e dobbiamo utilizzare i ramponi. Seguendo le numerose bandierine si arriva ad una zona detritica e quindi di nuovo sul ghiacciaio fino ad arrivare alla base delle roccette che portano al rifugio. Ghiacciaio non difficile ma a tratti anche crepacciato, meglio fare attenzione. Lasciato il ghiacciaio inizia il tratto roccioso dove sono presenti alcuni pioli e delle scalette per superare i tratti più lisci, dopodichè per facile sentiero si raggiunge facilmente la Monte Rosa Hutte (2883m, 3h/4h).
Il panorama è di quelli che non di dimenticano facilmente: I Lyskamm sembrano a portata di mano, e il Cervino fa capolino in mezzo alle nuvole. Il rifugio è bellissimo, moderno e confortevole anche se decisamente caro (60€ la mezza pensione!). Ceniamo e riempiamo le nostre borracce di thè caldo nei distributori messi a disposizione dei rifugisti. La sveglia è fissata alle 01:45.
Ci vestiamo comodamente nello spazio riservato ai materiali e usciamo con le frontali. Fa caldissimo, partiamo solo con la maglietta in polartec e un gilet antivento. Il sentiero non è ben definito, noi abbiamo scelto di andare dritti lungo le roccette ma a conti fatti è molto più agevole dirigersi verso la morena e seguirla fino al bivio per la Capanna Margherita, si fa molta meno fatica. Poco dopo il bivio si deve risalire un nevaio molto ripido per arrivare al ghiacciaio dove ci leghiamo. Il primo tratto è forse il più insidioso, molto crepacciato e di difficile lettura.
Il percorso prosegue quindi più regolare fino al primo strappo che piega leggermente verso destra (S-SW). Dopo questo primo strappo di risale in direzione E-SE fino a raggiungere il bivio per la Nordend. Lasciamo la traccia diretta alla Nordend sulla sinistra e proseguiamo in direzione del colletto dove si attacca la cresta W. La cresta inizia con un’agevole rampa di neve per poi proseguire con facili roccette fino al secondo tratto nevoso, più ripido ma anche questo non difficile (se non ghiacciato). L’ultimo tratto è prevalentamente su roccette semplici (II/III evitabile) ma esposte, il tratto più difficile è proprio quello sotto la vetta. La vera incognita in cresta è l’affollamento: siamo rimasti bloccati per circa un’ora dietro a una cordata che procedeva molto lentamente e abbiamo preso molto freddo.
Arriviamo in cima dopo quasi 7 ore di cammino dalla Monte Rosa Hütte. Mangiamo qualcosa, qualche foto e ci incamminiamo verso il canale nord attrezzato con i canaponi: davanti a noi purtroppo una guida svizzera con dei clienti da calare e conseguente ulteriore perdita di tempo. La discesa è semplice, basta un marchand tenuto largo visto il diametro del canapone. Alla fine del canale troviamo la sorpresina: ultimo canapone rotto (Il rifugista sosteneva il contrario, non fidatevi!). Non è necessario però fare una doppia, scendiamo puntando bene la picozza e i ramponi e arriviamo in breve alla Silbersattel. Il primo tratto in discesa del ghiacciaio è spettacolare: si passa all’interno di un grosso seracco sotto la Nordend.
Il resto è una lunga e noiosa cavalcata su neve verso il rifugio. Siamo strettissimi con i tempi, ci vogliono non meno di 3h per tornare a Rotenboden dove arriviamo alle 18:40 in tempo per l’ultima corsa. Una giornata eterna, iniziata alle 2:30 e finita 16h dopo, ma di grande soddisfazione!