La voglia di andare e fare qualche cosa di nuovo mi spinge verso la montagna di casa: il Resegone di Lecco per il Canalone Comera mai fatto prima. È nevicato una settimana fa e si sono alternati giorni tiepidi con belle gelate, per cui dovremmo trovare il canalone in condizioni ideali, quelle tipiche che, in inverno, fanno sembrare le nostre Prealpi quasi dei 4000 estivi, ma…
Alle 7,30 con mio padre e lo Stefano, partiamo dal parcheggio della Funivia dei Piani d’Erna e saliamo, seguendo il sentiero No. 1, fino a incontrare il sentiero che arriva dai Piani d’Erna e portarci all’attacco del Canalone Comera. Targhetta di segnalazione e bolli rossi e bianchi riportanti il numero 9.
La giornata è di quelle che piacciono a me. Sfiocchetta leggermente, ma è previsto sole nel pomeriggio. Imbrago, casco, ramponi, ferraglia e cordini vari, corda nello zaino. Non c’è traccia e così battiamo tutto il primo tratto fin sotto la prima bastionata e il successivo traverso che ci porta dentro il canale. Lo spessore delle neve non è molto alto, pensavo di più onestamente, e in aggiunta per niente trasformata, quindi di scarsissima consistenza.
Date le condizioni il fondo del canale ci è precluso e quindi siamo costretti a seguire la linea di salita estiva lungo le paretine ghiacciatissime del lato destro, salendo, del canale. Si arrampica con le punte dei ramponi cercando dove appoggiarsi e dove incastrare i becchi delle picozze. Intanto sta nevicando leggermente. L’ambiente è veramente stupendo ed il nostro abbigliamento colorato bene si stacca fra il candore della neve, il grigiore delle nubi da cui siamo avvolti e il calcare delle pareti che ci circondano.
Con molta cautela e attenzione saliamo l’ultima paretina e, finalmente, ci immettiamo nel canalone nella sua parte terminale. Il tratto non è molto ripido, ma la neve è sempre soffice, per cui si sprofonda abbondantemente, nonostante questo tratto sia stato già battuto da altri salitoti che ci hanno superato.
Sbuchiamo in cresta appena sotto la Cima Cermenati che raggiungiamo in pochi minuti. Breve sosta in vetta sotto la grande croce e poi giù al sottostante Rifugio Azzoni 1860 m per un meritatissimo pasto. Minestrone, piatto di formaggi, birretta e poi rientro, sotto il sole, lungo la normale fino al parcheggio della funivia dove arriviamo con il buio.
Bella salita da valutare, nelle condizioni trovate, un PD+ anche perché fatta in libera e senza uso di corda che sarebbe risultata inutile non potendo proteggere i tratti più critici ed esposti.