Vedo di organizzare l’ultima gita con le ciaspole e guarda che ti guarda quale itinerario scegliere? Punto sul molto gettonato Piz Grevasalvas da Plaun da Lej appena dopo il Passo del Maloja. Partiamo, io lo Stefano il Sergio e mio padre, da casa con il buio ed arriviamo al parcheggio di Plaun con un bel sole, temperatura appena sotto lo zero ed un discreto vento in quota.
Mi fido delle indicazioni di mio padre, salito al Piz Lunghin la settimana precedente senza ciaspole, per cui decidiamo di salire anche noi senza, confidando che la neve si sia ormai trasformata e sia ben dura almeno in superficie. Imbocchiamo la carrareccia che porta al Villaggio di Grevasalvas, ma dopo pochi tornanti tagliamo diritti nel bosco e puntiamo al traverso che ci porterà velocemente al Lej Nair a quota 2484 m.
Al momento la neve sembra tenere, a parte brevi tratti di neve soffice e ventata, che ci fa sprofondare. Il tempo si mantiene bello e soleggiato con raffiche di vento non troppo forti e fastidiosi. Uno Softshell basta ed avanza. Breve sosta al lago per assaggiare e testare le nuove barrette Bonk Breaker, un sorso di tè e via di nuovo dopo aver calzato i ramponi per salire l’ultimo tratto, non eccessivamente ripido, verso la cima.
Accompagnati da un gruppo di scialpinisti italiani percorriamo l’ultimo tratto con qualche zig zag e dopo quattro ore tocchiamo la cima del Piz Grevasalvas 2932 m. Panorama splendido a 360 gradi con in bella vista il Pizzo Badile con la sua mitica parete NE, il Cengalo con la N e via via le Cime del Forno, il Pizzo delle Tre Mogge, il Pizzo Roseg, lo Scerscen, il Bernina e la sua Biancograt. Tutto attorno un mare di montagne che sembra perdersi all’infinito.
Ora discesa e qui cominciano le tribolazioni. Complice un rialzo della temperatura, la crosta nevosa non è più portante, ma si rompe quanto meno te l’aspetti e ci fa sprofondare, a volte fino alla vita, nella neve polverosa sottostante. In poche parole una ravanata pazzesca. Si cerca di camminare come sulle uova per non caricare troppo la crosta e romperla ed evitare di procurarsi distorsioni, stiramenti e strappi.
Finalmente arriviamo al tanto decantato Villaggio di Grevasalvas a quota 1941 m , quello che, si dice, ha fornito ispirazione alla scrittrice svizzera Johanna Spyri per il suo romanzo Heidi. Il villaggio è costituito da un gruppo di baite alpine, a mio parere, non particolarmente belle. Sicuramente meno bello di altri visti in Italia, fra cui Alpe di Lendine, Alpe Angeloga, Alpe Prabello, Alpe Deleguaccio, Alpe Fraina e molti altri. Una mezza delusione a fronte di tanti entusiastici commenti.
Cima che consiglio per la sua non eccessiva lunghezza, la bellezza dell’ambiente e del panorama, la facilità del percorso e la quasi assenza di pericoli anche nel periodo invernale, traverso prima del Lej Nair a parte. Sosta obbligata al Crotto Quartino a Piuro. Alle sedici mettiamo le gambe sotto il tavolo e via di sciatt, costine, salsiccia, polenta taragna e gnocchi di Chiavenna. Ottima birra Valle Spluga. Gestori e personale molto disponibile, tanto farci trovare un tavolo nonostante fosse tutto prenotato da un gruppo del CAI di MIlano. Dopo la sosta di ritorno dal Piz Arpiglia all’inizio del mese, una visita al Crotto è ormai diventata un obbligo.