Dopo 26 anni torno sull’Adamello con mio papà, questa volta dalla via Terzulli. Io e Stefano, per impegni lavorativi, partiamo la sera del venerdì con l’idea di dormire in tenda alla partenza e raggiungere l’indomani mio papà e Sergio che dormiranno al Rifugio Gnutti. Saliamo oltre la località Ponte del Guat fino a raggiungere l’agriturismo Premassone. Qui paghiamo i 5 euro del parcheggio (non prima di aver bevuto un buon amaro) e sistemiamo la tenda di fianco alla macchina. Sveglia alle 3:45 e partenza alle 4. Affrontiamo le famose scale miller, che si riveleranno un bel calvario in discesa. In circa un’ora e mezza siamo al rifugio dove recuperiamo gli altri due compagni di salita.
Ci addentriamo nella bellissima Val di Miller, lungo un sentiero ben segnalato, fino all’attacco della ferrata. L’ultimo tratto è particolarmente faticoso, vista l’instabilità dei massi e i numerosi tratti franosi. Mettiamo l’imbrago con il kit da ferrata e iniziamo la salita. I tratti più impegnativi sono all’inizio (placca con catena) e alla fine, nella parte mediana è praticamente un sentiero. Il vero pericolo sono le scariche di sassi causate dall’affollamento della via. C’è di tutto: gente alla prima esperienza su una ferrata, runners che smuovono di tutto, alcuni addirittura legati. La ferrata finisce al Passo Adamello, dove è possibile vedere la cima.
Usiamo solo dei mini ramponcini per affrontare il primo tratto del ghiacciaio, dove affiorano tratti di ghiaccio vivo. Rampa nevosa e quindi la facile cresta finale che, senza difficoltà, ci conduce alla vetta. Dopo 26 anni siamo di nuovo qui, incredibile! Dopo una breve pausa pranzo scendiamo velocemente fino al colle per riaffrontare la ferrata in discesa. Qui si formano diverse code, specialmente nel tratto iniziale più esposto. Finita la ferrata inizia l’interminabile discesa verso la macchina. In particolare le scale miller segnano la definitiva e classica “mazzata finale”.
E’ forse l’itinerario più semplice per salire l’Adamello: in stagione avanzata è possibile salire in tenuta da trail-running, ramponi e picozza sono superflui. Purtroppo la relativa facilità della via attira numerose persone più o meno preparate che possono far diventare la ferrata un tiro al bersaglio. Casco in testa e tanta prudenza! Discreto lo sviluppo, 27km andata/ritorno per circa 2000m di dislivello.