Brutto tempo previsto nel pomeriggio, c'è giusto il tempo per una via ai Campelli. Partiamo da Cremeno in bici alla volta dei Piani di Bobbio, leghiamo le bici e saliamo comodi comodi in funivia. All’arrivo i Campelli sono già avvolti dalle nuvole, lo sapevamo, ma non le aspettavamo così presto.
L’attacco
Giunti al Rifugio Lecco seguiamo la sterrata che si addentra nel Vallone dei Camosci per poi prendere il sentierino — che devia a destra — in direzione del Canalone dei Camosci. Dopo pochi metri — sulla destra — si stacca la traccia che porta alla base della via. L’attacco è molto facile da trovare. Guardando la parete, sul terzo torrione da destra, seguire la spaccatura fino alla base: a destra — più appoggiata - sale la Bramani, a sinistra la via dei Bergamaschi. All’attacco è presente una scritta e un fittone resinato, impossibile perdersi.
La via
Il primo tiro e il terzo tiro sono i più ostici. Il primo tiro parte subito deciso, senza grosse “ronchie”. Vuoi perchè è il primo, vuoi perchè fa freddo l'ho patito un pò. Oggi però Fabiana è un treno, parte lei e risolve tutto. Superato il primo pezzo seguiamo una spaccatura sulla sinistra per evitare un piccolo strapiombo. Da qui in poi le difficoltà diminuiscono, tranne un altro piccolo strapiombo con un chiodo quasi nascosto che appare all’ultimo. Sosta comoda su un’ampia cengia erbosa.
Il secondo tiro è facile, mai oltre il III — ”il paradiso della ronchia” — anche se con meno fittoni. Altra sosta comodissima su una cengia ancora più ampia. Terzo tiro interessante; partenza su erba, traverso a sinistra, fino a incontrare una piccola paretina che porta a una fessura. La prima parte della fessura è verticale ma ben appigliata. Bisogna salire in opposizione e alzare i piedi per trovare le mani. Dopo questo passaggio diventa più appoggiata e si trova la sosta.
Quarto tiro leggermente più facile del terzo ma molto simile, con un’altra fessura/camino, verticale all’inizio e appoggiata alla fine. All’uscita per facili rocce — senza protezioni ma con una bella clessidra — si arriva alla sosta di fine via. Da qui, per arrivare in cima allo Zucco di Pesciola, si segue la parte finale della Cresta Ongania. All’inizio ci si abbassa fino a un intaglio poi si ritorna sul versante sud con un passo leggermente esposto.
La cresta per arrivare in vetta
Si segue il facile sentiero per circa 60 metri, tralasciando alcuni fittoni sulla sinistra, fino a incontrare un evidente camino dove, alzando lo sguardo, si vedono i resinati del tiro. Primo passaggio un po’ macchinoso poi si appoggia fino alla sosta con catena. Poco più in alto — sulla destra — si vede la vecchia sosta con due resinati interessata da un franamento sottostante. L’ultimo tiro — sempre in un camino — è facile e appigliato. Ultima sosta attrezzata su un masso a pochi metri dalla vetta. Eccoci in cima allo Zucco di Pesciola. Ora ci attende una noiosa discesa dal canalone sfasciumoso che riporta alla base del Vallone dei Camosci.
Considerazioni finali
Una bella via, facile e completa — IV max — chiodata molto bene e con tutte le soste attrezzate, consigliata. Noi abbiamo usato una corda singola da 50m, 8 rinvii e due friends superflui ma che danno morale.