La vetta più alta dell’Austria, una cima imperdibile per un vero appassionato di montagna. Era nella mia lista da tempo ma la distanza rendeva la logistica abbastanza proibitiva. La vacanza austro-slovena era un’occasione imperdibile per provare a salire questa montagna, era obbligatorio provarci. La meteo sembrava volerci mettere i bastoni fra le ruote: nucleo freddo instabile per quasi tutta la settimana. Un solo breve intervallo stabile tra il 24 e il 25, lungo abbastanza per provare la salita. Prenoto subito il rifugio e siamo pronti per partire.
Salita alla Stüdlhütte
Da Lienz si prende la statale 108 verso nord e poi il bivio per Kals. Da Kals la magnifica Kalser Glocknerstraße porta ai piedi della montagna dove sorge Il Rifugio Lucknerhaus. La strada è a pagamento — si paga al ritorno — e c'è un ampia possibilità di parcheggio. Il tempo non è dei migliori, ci concediamo un bel pranzetto al rifugio prima di partire. La salita alla Stüdlhütte è breve e agevole, ottima per scaldarsi senza i patemi degli avvicinamenti spaccagambe. Dapprima lungo una carrozzabile — fino alla Lucknerhütte — poi per facile sentiero arriviamo ai 2801m del rifugio accompagnati da una debole pioggia.
Il Rifugio è stupendo. Camere confortevoli, cena a buffet con ampia scelta di piatti e persino una parete per l’arrampicata. Colazione alle cinque e partenza alle sei con le prime luci dell’alba.
La Stüdlgrat
Si sale direttamente il ripido panettone sopra il rifugio lasciando a destra il sentiero per la via normale. Questa primo tratto taglia un po’ le gambe di prima mattina, meglio andare con calma. In cima al panettone il panorama si apre e diventa visibile la nostra meta. Percorriamo legati il Ghiacciaio Teischnitzkees stando sulla destra, vicino alle rocce. Nessun crepaccio avvistato, tutto molto tranquillo. All’attacco della via sono presenti dei paletti metallici. C’è chi ha fatto l’integrale, attaccando subito il filo di cresta, ma secondo me non ne vale la pena.
Nella notte ha nevicato: 5-10cm freschi all’attacco che poi diventano 10-20cm lungo la via. Insomma oggi sarà tutto più complicato, dobbiamo partire subito con i ramponi ai piedi. La cresta è rivolta verso SW, quindi sul lato NW la neve rimane per tutta la mattina. Il terreno è facile nella prima parte, ma alcuni passaggi diventano delicati con la neve e siamo costretti a procedere in conserva con qualche mini-tiro nei tratti più delicati.
Arriviamo alla famosa targa del Frühstücks-platzl in 3h e 30m, trenta minuti oltre il limite segnalato. Il cartello infatti invita a tornare indietro se si è impiegato più di tre ore dal rifugio. Da qui in poi la ritirata diventa molto più complicata. Trenta minuti in più in queste condizioni ci possono stare, decidiamo di proseguire.
La seconda parte della cresta
La seconda parte è più difficile. Si parte subito con un canalino ripido con cordone. Poi di nuovo alcuni passaggi delicati sul lato nord fino a un muretto verticale con un cavo metallico. Questo passaggio è fisicamente impegnativo, non c'è molto per i piedi, con i ramponi è abbastanza ostico. Si passa di nuovo sul versante nord — dove ormai abbiamo quasi 20cm di neve — fino all’attacco di una placca liscia sul versante SE, ora sgombro da neve. La placca è divertente con numerosi golfari. Il primo passaggio è sicuramente il più complicato, poi una volta presa la lama diventa tutto più facile.
Le difficoltà diminuiscono fino a un ultimo muretto strapiombante — attrezzato con cavo metallico — con un traverso finale. Da qui in poi per facili arrampicata si arriva in cima.
Rientro lungo la via normale
Ci godiamo il magnifico panorama sopra le nuvole, meritata ricompensa dopo le fatiche della cresta. La via normale è nettamente più semplice, ma in discesa non va sottovalutata per via delle numerose cordate che si incontrano. È attrezzata con enormi pali metallici, una vera e propria delizia per i fulmini. Si può scendere slegati con le dovute attenzioni. Arrivati a una sella si abbandona il filo per scendere lungo un canalone fino al ghiacciaio. Questo tratto è decisamente faticoso, e la stanchezza comincia a farsi sentire.
Finalmente mettiamo i piedi sul ghiacciaio e in breve raggiungiamo il Rifugio Erzherzog-Joahann. Togliamo i ramponi e scendiamo lungo la ferrata. La prima a parte è semplice, la seconda è più verticale, complice il ritiro del ghiacciaio. L’ultima corda fissa finisce praticamente nella terminale, suggestivo! Il Ghiacciaio Ködnitzkees sembra tranquillo ma noi abbiamo visto due bei buchi nascosti dalla neve.
Dalla fine del ghiacciaio un comodo sentiero riporta alla Stüdlhütte chiudendo il giro ad anello. Arriviamo tardi, la fame è tanta e ci paghiamo una cena extra.
Considerazioni finali
Itinerario splendido, la cresta è sicuramente da preferire alla normale che risulta abbastanza noiosa. Senza neve e senza ramponi la difficoltà sicuramente diminuiscono ed è possibile procedere sempre in conserva veloce tranne nei quattro punti più complicati. Meglio ancora procedere slegati fino al Frühstücks-platzl per guadagnare tempo. I tempi con la neve aumentando sensibilmente.
Non siamo dei fulmini ma ci abbiamo messo sette ore dal Rifugio alla vetta. La discesa poi è eterna e mai “rilassata” fino alla fine del ghiacciaio. Serve un buona preparazione fisica. Noi abbiamo usato un mezza corda da 30m, quattro rinvii, moschettoni per assicurarsi ai golfari e due friend medi giusto per integrare qualche passaggio esposto sulla neve.