Uscita kamikaze, sapevo sarebbe stata una ravanata epica, ma volevo tornare in Val Grosina. Mi fermo a Fusino per il ritirare il permesso giornaliero ma non funziona il pagamento contactless. Per fortuna due simpatici signori mi cambiano 10€ e riesco a pagare. Io sono anche felice di pagare per la gestione di queste strade, ma è insopportabile che i pagamenti via carta non siano mai attivi.
Partenza dalla Valle di Avedo
Con la Ignis riesco a salire fino a quota 1790m, dove c’è un ampio spazio per parcheggiare poco prima dell’Alpe Stabine. La strada è al limite per chi non ha una 4x4. Mi incammino seguendo le evidenti indicazioni per i Laghi di Tres, dapprima lungo una carrozzabile poi con un largo sentiero dove passano agevolmente i quod. In breve raggiungo i laghetti da dove si vede la lunghissima parte finale della valle che dovrò percorrere interamente. Sulla destra invece si vede la Cima Viola con la sua parete sud che precipita per 500m sulla valle.
Il sentiero sale molto lentamente fino al Lago Negro per poi piegare verso destra sulla prima delle numerose pietraie che incontrerò per arrivare in vetta. Con un semicerchio verso sinistra raggiungo il Bivacco Dosdè posto sull’omonimo passo.
Dal Bivacco Dosdè alla vetta
Breve ristoro e riparto per la vetta. Incontro due persone con la mountain bike, che mi accompagneranno fino alla base del ghiacciaio. Si deve puntare un evidente canale detritico tra la creste W e SW, purtroppo è impossibile sbagliare. Dico purtroppo perchè già da qui si vede che sarà un delirio. Ma anche arrivare al canale è straziante. Una serie d'interminabili blocchi instabili rendono la progressione molto faticosa.
Per uscire sui pendii sommitali si sfrutta un canalino sorvegliato da un gendarme sulla sinistra. Uscito dal canale ricomincia l’ennesima pietraia per raggiungere quello che resta della Vedretta di Val Viola. Io ho aggirato sulla sinistra un piccolo dosso roccioso, ma forse conveniva salirlo direttamente arrampicando un po'.
Calzo i ramponi e inizio a risalire il ghiacciaio completamente scoperto. È proprio una stagione terribile per i ghiacciai alpini. Sul finale le pendenze raggiungono i 40°, la picca torna comoda. C’è anche uno spezzone di corda attaccato a un masso, ma non mi fido a usarlo. Dal termine della vedretta altra ennesima pietraia per raggiungere la vetta, terribile. Dopo 4h:30m tocco la croce. Il panorama è stupendo, e la completa solitudine regala qualche emozione in più.
L’eterna discesa
Inizio la lunga e interminabile discesa verso valle. Primo tratto della vedretta faccia a monte, poi con la massima concentrazione fino al bivacco: ci vuole poco a farsi male su questi terreni. Dopo otto ore e mezzo chiudo il giro. Valuterei la salita PD, sia per la pendenza finale della vedretta sia per il livello della ravanata. Non mi sento di consigliare questa salita in estate, ci tornerò con gli sci.