Dopo trent’anni torno con mio papà al Vioz, questa volta con il nipotino Alessandro. La tradizione di famiglia continua nel luogo dove tutto è iniziato. Partiamo da Cremeno alle sei e in circa tre ore siamo a Pejo. Ale, tanto per cambiare, ha fame e si spara un panino ancora prima di partire. Assetto leggero vista la natura escursionistica del percorso. Quindi Hoka per me e mio papà e le Akasha per Ale.
Dal Doss dei Cembri al Rifugio Mantova
Prendiamo prima la cabinovia e poi la seggiovia per il Doss dei Cembri. Il sentiero parte su una morena in direzione della Val della Mite, piegando poi a destra per raggiungere un’evidente sella. Da qui in poi segue fedelmente la linea di cresta passando da una parte all’altra per evitare alcuni torrioni. Si sale con regolarità senza strappi, una meraviglia. Sembra quasi un sentiero svizzero.
L’unico tratto ”Impegnativo” è il breve traverso attrezzato del Brick. Dopo questo passaggio si affronta l’ultima ripida rampa con una serie impressionante di zigzag scavati nella montagna. Qui la quota comincia a farsi sentire ma la regolarità del sentiero aiuta tantissimo.
Arrivati al Rifugio andiamo direttamente in vetta visto che siamo già ”caldi”. Tutto sempre su sentiero senza toccare neve. In vetta grandioso panorama su tutto il bacino dei Forni. Desolanti le condizioni del ghiacciaio in forte ritirata. Recupererò le foto per vedere cosa si è perso in trent’anni. Cordate in arrivo dal Cevedale ci confermano che la discesa dal Palon de la Mare è ormai tutta su roccia, con tratti franosi molto insidiosi. La traversata delle tredici cime peggiora di anno in anno.
Ottima cena al Rifugio, con lasagne per Ale e zuppa d’orzo per noi. Di secondo spezzatino con verdure e per dolce un tiramisù squisito. Le camerate sono favolose e confortevoli così come l’accoglienza. Punto la sveglia alle 5 per fotografare l’alba dalla vetta. Parto bello convinto come se fossi in Grigna ma il fiatone istantaneo mi ricorda che siamo a 3600m.
L’alba in vetta
L’alba non delude, arricchita dalle nuvole in risalita dal fondovalle. Non c'è nessuno in vetta, rimetto a posto la macchina fotografica e mi godo questo momento speciale. Rientrato al rifugio facciamo colazione tutti insieme. Avevo un po’ di timore per Ale, non aveva mai dormito in quota. Invece ha dormito come un ghiro e sta benissimo, nessun segno di mal di montagna. Ha soltanto otto anni ma è già un piccolo alpinista!
Scendiamo velocemente visto il peggioramento imminente del tempo. Il resto è un lungo rientro verso la Valsassina, non prima però di un bel hamburger con patatine al Passo del Tonale.
Un consiglio: evitate la nuova traccia che sale da Pejo 3000, più corta ma certamente più faticosa, è uno sfasciume unico.
È stato davvero emozionante tornare con mio papà sul Vioz dopo tutti questi anni. I ghiacciai cambiano, le attrezzature migliorano ma la passione rimane sempre la stessa.