Finalmente sono riuscito a fare questo bel giro che avevo in mente da tempo. Dopo un tentativo fallito la settimana prima — respinto dal caldo — rieccomi a Pagnona per la partenza. Lascio la macchina al comodo parcheggio e mi avvio lungo l’itinerario per Il Rifugio Griera.
Partenza da Pagnona
Zaino da trail con l’essenziale: barrette, gel, borraccia, cuffie e quella bellissima sensazione di avere davanti a sé una lunga giornata, con tutti i dubbi del caso. Il sentiero “rende bene”, sale rapido tra gli alpeggi di Subiale, Bedoledo e la Casniella dove si trova l’ultima fontana. Da qui in poi niente acqua fino alla Bocchetta di Stavello, fate bene i vostri conti!
Raggiungo il Rifugio Griera e inizio a risalire la strada militare. Durante il primo tentativo avevo deciso di fare la cresta integrale del Legnone. La cresta però è poco tracciata e si fa molta più fatica, meglio risparmiare energie. Decido di percorrere in cresta — per non sporcare il giro ad anello — solo l’ultimo tratto, quello che dal Matok dol Petoo porta in vetta. Unico passaggio complicato una placca di II° grado — quasi primo — a metà cresta.
Dal Legnone al Pizzo Alto
Cima del Legnone raggiunta, ora tocca al Pizzo Alto. Scendo lungo la cresta fino a incontrare di nuovo la strada militare. La seguo in discesa sul versante nord fino alla Forcella Alta di Legnone. Qui inizia la traversata fino al Lago di Deleguaccio, attrezzata con delle catene e dei pioli — mai impegnativa — nei tratti più difficili. Il sentiero a volte si perde nell'erba, ma con un po' di attenzione è difficile perderlo.
Breve sosta al Lago inferiore e riparto lungo il tratto attrezzato che porta al lago superiore. Qui, a mio rischio e pericolo, bevo l'acqua del laghetto. Per fortuna la cosa non lascerà strascichi. Cambio di versante, e rapidamente raggiungo la selvaggia vetta del Pizzo Alto. Qui sparisce ogni segno di civiltà, nessun escursionista, sono da solo. Manca ancora tanto alla meta, meglio riprendere il cammino velocemente.
Dal Pizzo Alto al Monte Rotondo
Il tratto dal Pizzo Alto al Monte Rotondo è il meno frequentato. Il sentiero spesso svanisce nell’erba, bisogna stare attenti. Anche qui catene nei punti più impegnativi. Con la pioggia o la neve certi passaggi risulterebbero molto scivolosi. La parte più critica è proprio prima della vetta del Rotondo, dove la traccia abbandona temporaneamente il filo di cresta per attraversare più basso. I bolli rossi si perdono facilmente, aguzzate la vista!
Ed eccomi sulla vetta del Monte Rotondo con la caratteristica statua di vetta. Ora mi aspetta un lunghissimo rientro fino a Pagnona. Appare come un miraggio la fontana della Bocchetta di Stavello. Riempio la borraccia e scendo velocemente fino all’Alpe Fraina. Ripongo i bastoncini nello zaino e inizio a correre verso Premana. Entro in paese e continuo lungo la strada fino a Pagnona.
Arrivo alla macchina dopo 11 ore di cammino, una bella soddisfazione! Una pazzia che richiede ottimo allenamento e resistenza alla sete. Da non sottovalutare i percorsi in cresta, soprattutto per i tempi.