Finalmente raggiunta la vetta più alta del Gruppo Ortles-Cevedale. Prendo un Lunedì di ferie, per poter pernottare al Payer la notte di Domenica. Il Rifugio è sempre al completo nei week end, conviene affrontare la salita senza affollamento. Già arrivare a Solda è un viaggio, anche se il Passo dello Stelvio regala scenari mozzafiato.
Partenza da Solda
Parcheggiamo dietro l’Hotel Bambi, evitando il parcheggio a pagamento. Nessun cartello di divieto, e niente multa all’arrivo. Il sentiero inizia pochi metri più avanti. La traccia sale molto dolcemente, e permette di risparmiare molte energie. Ci concediamo un pausa al Rifugio Tabaretta, dove mangiamo una fetta di torta ai lamponi. Non perdetevela, è veramente un capolavoro!
L’Ortles ci osserva con la sua immensa parete nord. Pensare che Confortola l’ha scesa con gli sci mette i brividi. Il sentiero prosegue poi con un lungo traverso e qualche tornante fino alla Forcella dell’Orso. Da qui con qualche tratto attrezzato si arriva in breve al Rifugio Payer. Splendida vista sul versante nord ovest dell’Ortles con l’itinerario di salita che affronteremo l’indomani.
Il Rifugio — situato in una posizione molto panoramica — è davvero accogliente. Abbiamo una stanza tutta per noi a causa dell’emergenza Coronavirus. Cena a base di pasta al ragù e goulash. Sveglia alle 5, colazione e siamo pronti per partire. Decidiamo di legarci subito, anche se non si rivelerà una scelta azzeccata.
La salita dal Rifugio Payer
Come al solito le relazioni non sono mai chiare, cercherò di essere dettagliato. Costeggiamo inizialmente la Punta Taberetta su facile sentiero. Una volta aggirata ci sono due possibilità. Scendere lungo una debole traccia oppure rimanere in quota scendendo poi un facile caminetto. Qui l’orientamento non è proprio banale, decidiamo di rimanere alti dopo essere scesi troppo. Magari meglio farsi un giretto la sera prima per avere poi chiari i passaggi.
Iniziano le prime code. Preparatevi a trovare di tutto sull’itinerario, anche gente che mette i ramponi per la prima volta. Sceso il caminetto si prosegue in cresta fino a un primo risalto non attrezzato ma facile — attenzione ai sassi! — che si può salire al centro —più detritico ma meno esposto — o a sinistra — roccia più solida ma più esposto — dove si trova una fune di acciaio da verificare con molta attenzione.
Raggiunta la sommità si scende per qualche metro fino all’attacco della ferrata che permette di superare una parete verticale di 50m circa. Niente di difficile, basta un cordino per assicurarsi. In generale fino all’attacco del ghiacciaio è preferibile procedere slegati, con solo un cordino di sicurezza. Si va più veloci evitando di smuovere sassi.
Al termine della ferrata il “passaggio chiave” della salita. Si sarebbe tentati di procedere lungo una cengia senza salire, in realtà bisogna superare un risalto roccioso (III) preceduto da una breve placca. Qui si può fare un breve tiro di corda, anche se non proteggibile per il primo, visto che l’anello si trova sopra il salto. Il passaggio non è difficile ma è molto unto ed esposto. Al termine una crestina facile ma esposta con due anelli per rinviare.
Calziamo i ramponi su un comodo terrazzino e iniziamo il traverso che porta al ghiacciaio. Qui una bella sorpresa. Il ritiro del ghiaccio ha lasciato una placca liscia che si supera grazie a un tratto attrezzato con catene e pioli non citato nelle relazioni. Al termine ci si cala a forza con un cordino provvisto di nodi fino alla base della parete.
Finalmente mettiamo piedi sul ghiacciaio a quota 3250m e iniziamo a risalirlo al cospetto di alcuni seracchi incombenti, meglio procedere velocemente. Si arriva fin sopra al Bivacco Lombardi grazie a una lingua di neve sulla sinistra che permette di evitare il salto roccioso. Oggi il ghiacciaio è in condizioni perfette per via di una recente nevicata, di solito non è raro incontrare ghiaccio vivo in questo tratto.
Raggiungiamo la spalla a quota 3500m. La vista si apre sulla magnifica parete nord, con i suoi seracchi pensili. Da questo punto inizia il tratto più ripido sul ghiacciaio. Oggi nessun problema — c'è un’ottima traccia — di solito, in stagione avanzata, le guide posizionano qui una scala per superare un grosso crepaccio.
Raggiunto il plateau superiore le difficoltà finiscono e ci godiamo una lunga camminata di neve fino alla vetta. La posizione isolata della montagna lungo il crinale che divide le valli di Trafoi e di Solda permette di godere un panorama grandioso in tutte le direzioni. Una grande emozione per me essere qui, è una cima che volevo salire da tantissimo tempo.
La lunga discesa
Iniziamo la discesa e sappiamo che sarà lunga quasi come la salita. Sulla placca al termine del ghiacciaio ci tiriamo su di forza, non esistono appoggi per le punte dei ramponi. Al passaggio chiave decidiamo di scendere in doppia per sicurezza. Poi la ferrata in discesa e il resto della cresta. Il rientro non va sottovalutato, la stanchezza e il terreno complesso possono giocare brutti scherzi.
Al Rifugio Payer ci godiamo una meritata panaché prima di affrontare la discesa verso Solda. Per fortuna il sentiero è di quelli “gentili con le ginocchia” e rende il rientro quasi piacevole.
Qualche consiglio
Basta uno spezzone da 30m di corda, due rinvii, due viti da ghiaccio, cordini per assicurarsi alla ferrata, casco, picca, moschettoni e un discensore per fare una doppia. Abbiamo portato dei friend ma non li abbiamo usati. Aspettate il ghiacciaio per legarvi, e cercate di partire prestissimo o tardi — se le condizioni lo consentono — in modo da essere davanti o dietro le altre cordate. Scegliete una due giorni lontana dal weekend, l’affollamento è uno dei problemi più seri dell’itinerario.