La mia seconda ultra, sicuramente fatta con più consapevolezza rispetto alla VUT. Questa volta non sono da solo, ma con Matteo e Diana. Ne approfitto per dormire da loro a Ponte di Legno per arrivare fresco e riposato alla partenza. Arriviamo a Vezza d’Oglio alle 6 e iniziamo a prepararci all’interno della palestra. Come al solito in questi momenti ti assalgono mille dubbi sulla preparazione e sul materiale, un classico.
Da Vezza d’Oglio a Malga Prisigai
Alla partenza subito sensazioni molto positive. La salita a Cima Rovaia sale molto regolare con dei bellissimi tornanti nel bosco. Abituato ai sentieri deliranti della Valsassina mi sembra di volare. Arriviamo in vetta poco sotto le due ore, un tempo folle. Io e Matteo ci sentiamo bene e decidiamo di tenere il ritmo. Breve ristoro a Cortebona e ripartiamo. La salita alla Baita di Coleazzo non presenta difficoltà. Questo è forse il tratto più bello della gara, con uno splendido panorama sul Gruppo dell’Adamello.
Lungo la salita alla Bocchetta di Valmassa ho la prima, inaspettata, crisi. Non ho niente di particolare ma sento le gambe svuotate. Rallento, lascio andare Matteo e cerco di gestirla. L’anello lungo le fortificazioni mi sfianca, arrivo completamente cotto al ristoro di Malga Prisigai.
Da Malga Prisigai a Case di Viso
Dopo aver mangiato qualcosa inizio a sentirmi meglio. Inizia qui a mio avviso il tratto più faticoso della gara. Il lunghissimo traverso verso Il Bivacco Linge. Sembra non finire mai, eterni sali e scendi su terreni sconnessi. Per fortuna sto bene e riesco a guadagnare diverse posizioni. Breve ristoro al Rifugio Valmaza e riparti di corsa verso Sant’Apollonia dove inizia la faticosa salita alla Bocchetta delle Graole. Verso la fine della salita ho la seconda crisi, questa volta dovuta ad un caldo eccezionale fuori stagione. Mi devo fermare qualche minuto per i crampi.
Per fortuna sono appena sotto la bocchetta, la discesa mi fa sparire i crampi e posso rifocillarmi al ristoro di Case di Viso. Qui mi concedo un bel piatto di pasta con una radler. Scelta vincente, riparto carico verso Il Rifugio Bozzi.
Da Case di Viso al Tonale
La salita al Rifugio Bozzi avviene dapprima lungo una carrozzabile, poi per facile sentiero. È ideale per recuperare energie in vista dello sprint finale. Arrivo al Passo dei Contrabbandieri al tramonto, uno spettacolo. La discesa dal passo lungo le piste da sci è orribile, ma il ristoro a Malga Valbiolo vale la sofferenza. Anche qui mi concendo un piatto di pasta, del brodo e una bella radler. La radler si rivelerà l’arma vincente di questa gara. Qui incontro Matteo che ha avuto anche lui la sua bella crisi.
La salita alla Città Morta è impegnativa, posta sul finale poi ti spezza le gambe. Anche la successiva discesa a Malga Strino va fatta con attenzione soprattutto, come nel mio caso, se affrontata al buio. Breve ma stancante risalita al Forte Zaccarana e poi lungo falsopiano fino al ristoro del Rifugio Il Faita. Qui bisogna correre altrimenti si perde tantissimo tempo. Mi cambio per non prendere freddo e inizio la discesa finale.
Dal Tonale al traguardo
La discesa a Ponte di Legno è un vero incubo. Sentiero stretto e ripido nel bosco dove non bisogna mai allentare la tensione. Breve ristoro al centro sportivo e riparto verso Vezza. Questo è il tratto chiave, bisogna mollare tutto, ci sono diversi sali e scendi che spezzano il ritmo ma, se si riesce a correre, si guadagnano un sacco di posizioni. Taglio il traguardo dopo 96km in 18 ore e 48 minuti. Un tempo incredibile per me, 36°esimo assoluto, sono quasi incredulo della mia prestazione.
Considerazioni finali
Direi una gara bellissima, secondo me meno dura della Valmalenco Ultra Trail. Il terreno è meno tecnico e ci sono più tratti corribili. Se siete ben allenati, condizioni permettendo, vale la pena di partire a buon ritmo per tentare di chiuderla con un buon tempo. Anche qui ho usato la New Balance More Trail V3, davvero delle pantofole in questo tipo di gare.