Tornando dalla disfatta degli Ecrins mi aveva colpito l’imponente vetta del Rocciamelone. È una montagna famosissima ma non avendo mai frequentato quelle zone non ha mai avuto l’occasione di salirla. Partiamo sabato mattina da Seregno alla volta della Val di Susa. Appena entrati a Susa si svolta destra imboccando la strada che conduce al Rifugio la Reposa. La strada è molto stretta, sembra un piccolo Gavia in certi punti. L’ultimo tratto è sterrato ma agevole. Lasciamo la macchina nel comodo parcheggio situato accanto alla partenza delle teleferica del Rifugio Ca’ D’Asti, la nostra meta di oggi. Si sale per un comodo e ben tracciato sentiero che, con ripidi tornanti, porta in breve tempo al Rifugio (2854m 1:30-2h).
Sistemiamo gli zaini nella camerata e dopo pochi minuti inizia una violenta grandinata che imbianca il paesaggio! Dopo poco tempo incominciano ad arrivare degli alpini zuppi fino alle ossa! La sera passa tra una buonissima minestra e i cori degli alpini ciucchi. Per non essere da meno ci facciamo offrire un bicchiere di sambuca. Andiamo a letto presto: abbiamo deciso infatti di partire di buona mattina per evitare la processione (ma soprattutto la messa programmata in vetta per le 9) Sveglia alla 4 fra lo stupore della camerata e partenza alle 4.45 con le frontali.
La prima parte del percorso si svolge per una semplice pietraia ben segnalata. L’alba ci coglie a metà strada alla prima croce. Fa davvero freddo, siamo sottozero e il vento soffia sostenuto. Non c’è nessuno l’amtosfera è magica. Da qui parte un sentiero scavato nella roccia del versante E-NE. Affrontiamo questo pezzo immersi nella nebbia. Un paio di canaponi agevolano la salita e in breve tempo siamo ai 3538m della vetta del Rocciamelone (1h:30-2h dal rifugio). I 6 gradi sottozero e i -4°C nel bivacco ci ricordano che siamo pur sempre in alta montagna. Due brevissime schiarite ci consentono di ammirare il bellissimo mare di nubi sotto di noi.
Alla prima croce in discesa incontriamo la processione che abbiamo evitato in salita. C’è di tutto: dall’alpinista con gli scarponi rigidi all’escursionista della domenica con le scarpe da ginnastica in apparente stato di assideramento. La discesa fino alla Reposa è rapida ma abbastanza noiosa. Si tratta di un’escursione semplice tecnicamente ma la quota non deve essere assolutamente sottovalutata.
È facile trovare tratti ghiacciati nell’ultima parte del percorso, anche in piena estate. Meglio quindi affrontarla in due giorni con il giusto abbigliamento. A dire il vero abbiamo incontrato uno skyrunner che al mattino era salito in due ore dal parcheggio alla vetta ma noi non siamo superuomini!