Chi la dura la vince direbbero alcuni! Al secondo tentativo siamo riusciti a conquistare questa magnifica cima. Primo tentativo sabato 5 Ottobre. Partiamo alle 5 da casa alla volta di Simplon Dorf. Da qui seguiamo la strada asfaltata che si inoltra nella magnifica Laggintal. Un ultimo tratto sterrato conduce a Laggin. Lasciamo la macchina poco dopo, dove la strada finisce. Commettiamo subito un errore fatale: prendiamo il sentiero di destra, segnato da bolli arancioni verticali. Il sentiero rimane sulla sinistra orografica del torrente.
A quota 2000m capiamo di aver completamente sbagliato itinerario. L’Alpe Bidumji è dalla parte opposta. Tentiamo un attraversamento del torrente, ma è impossibile. Rocce scivolose e una piena degna di Maggio ci costringono alla ritirata. Dall’alto vediamo il ponte che avremmo dovuto attraversare. Sconsolati rientriamo alla macchina. La giornata era perfetta, solo un po' di vento da nord. Non c’è tempo per un’altro tentativo, si torna casa. Lunedì però è festa (patrono di Desio) le previsioni danno una giornata simile a quella di oggi, dobbiamo per forza riprovarci!
Secondo tentativo
Nuova partenza alle 5. Questa volta pausa colazione alla stazione di servizio A3 di Villadossola lungo la superstrada. In settimana apre prima, al sabato di solito ripieghiamo sul Bar Etho. Parcheggiamo la macchina e con molta attenzione prendiamo il sentiero di sinistra, segnato da bolli bianchi e rossi. È facile sbagliarsi, i segni iniziano dopo qualche metro e la traccia più evidente è proprio quella sbagliata.
In poco tempo arriviamo al ponte (traballante) sul torrente. Con diversi ripidi tornanti arriviamo all’Alpe Bidumji. Scenario magnifico: davanti a noi il Lagginhorn e il Fletschorn imbiancati dalla nevicata notturna. 2-5cm di neve fresca sopra i 2000m che diventeranno 10cm sopra i 3000m. Dall’alpe riprendiamo a salire con decisione, seguendo le indicazioni per il Lagginbiwak. Raggiunto un pianoro a circa 2200m, abbandoniamo il sentiero per il bivacco, in corrispondenza di un muretto in pietra, per puntare decisamente verso sud.
La morena e la pietraia
Senza percorso obbligato risaliamo i pendii erbosi alla base della parete rocciosa. Un ultimo, ripido strappo ci porta ad una sella. Qui sbagliamo salendo troppo. In realtà proseguendo e perdendo quota si può attaccare subito la morena. Risaliamo sulla morena poco più avanti ed iniziamo a risalirla. Non finisce più!
Al termine ci aspetta un’immane e terrificante pietraia. La neve caduta nella notte ci costringe a percorrerla con molta cautela. Ah quanto mi mancavano le pietraie! Con qualche difficoltà riusciamo ad arrivare alla base del ghiacciaio. Con un certo ottimismo provo a salire senza ramponi, ci sono 10cm di neve farinosa, sarà facilissimo! Dopo pochi metri scopro che sotto la coltre bianca si nasconde il ghiaccio vivo! Ritirata. Ci leghiamo, mettiamo i ramponi e siamo pronti a ripartire.
Il Tälligletscher e la cresta
Il ghiacciaio è facile, ma la neve fresca ricopre tutto e bisogna fare molta attenzione. Con il bastoncino tasto il terreno davanti a me ad ogni passo. I crepacci non mancano, sul finale ne trovo uno molto insidioso. Al Tällijoch togliamo tutta l’attrezzatura. La cresta è facile e molto estetica. Panorami grandiosi sull’Andolla e sull’Ossola. Ho un debole per questa zona delle Alpi. Passi da 200 a 4000m in pochissimi chilometri.
Siamo in vetta nella più completa solitudine. È tardi meglio rientrare in fretta. La discesa è lunghissima anche se lo sviluppo è ridotto. Stremati rientriamo alla macchina poco prima che faccia buio.
Sono questi gli itinerari che preferisco: difficili da raggiungere e lontano dalla folla. In autunno poi è tutto perfetto: colori, tempo stabile e una luce unica. Gita grandiosa al cospetto dei giganti del Sempione. Andateci, non rimarrete delusi.