Quelle giornate dove tutto si incastra alla perfezione: meteo perfetto, itinerario vario e selvaggio, pochissime persone e ottima compagnia. Partiamo con tutta calma verso mezzogiorno: la perturbazione del giorno prima ha spazzato via il caldo e l’instabilità, non abbiamo limiti di orario.
Partenza dalla Valle di Planica
La Valle di Planica si raggiunge in pochi minuti di auto da Kranjska Gora. Parcheggiamo — strada a pagamento — vicino al Centro nordico Planica, punto di riferimento internazionale per il salto con gli sci. Da qui, con una facile strada sterrata in leggera salita, arriviamo in breve al Rifugio Dom Tamar. Ci accoglie un cartello minatorio: “Da qui in avanti, non proseguite senza la giusta attrezzatura”.
Il sentiero prosegue poi dapprima nel bosco poi su terreno aperto e ghiaioso fino a un grosso masso con due cartelli rossi. Noi scegliamo la traccia di destra per il Kotovo Sedlo, il canalone non ispira fiducia. Il sentiero per il Kotovo Sedlo è ripido, con qualche facile tratto attrezzato e stupendi passaggi tra pini mughi. Più ci si alza più il panorama sulla Valle di Planica diventa maestoso. Sembra una piccola Yosemite di calcare.
Alcune relazioni citano un bivacco, noi non lo abbiamo trovato. Il sentiero, nella parte alta, si unisce a quello che sale dal canalone, piegando verso destra. Facciamo una breve pausa al passo — cartelli indicatori — e ripartiamo verso la nostra meta sul filo di cresta. Per placche di calcare prima e detriti poi arriviamo all’attacco della ferrata posto sulla sella Škrbina v Prode.
La via ferrata per la vetta
Prima parte su facili gradoni sulla destra, poi un canale detritico che porta sul versante opposto. Qui un passaggio più tecnico con gli immancabili paletti di metallo che, più che dare sicurezza, mettono paura in discesa! Si torna sul versante SW risalendo altri tratti attrezzati. Lungo traverso verso destra in leggera discesa per aggirare l’anticima, poi per cenge e altri tratti attrezzati arriviamo in vetta.
Rientro a Planica
Siamo soli, il panorama è immenso in ogni direzione. Dal Canin al Triglav fin verso il Großglockner. Sotto di noi la Valle di Trenta con le sorgenti dell’Isonzo visitate il giorno prima. Le Giulie sono bellissime: impervie e selvagge sono diverse da qualsiasi parte delle Alpi abbia visto. Qui si registrano i massimi pluviometrici di tutta la catena alpina.
Scendiamo a ritroso fino alla sella e poi al Kotovo Sedlo. Qui decidiamo di scendere dal canalone. Un delirio totale, meglio tornare dal sentiero di salita. Pieni di sassi nelle scarpe arriviamo al Rifugio Tamar e da qui in breve alla macchina.
Considerazioni finali
Gita imperdibile, ha tutto. Noi abbiamo portato imbrago e cordino ma non li abbiamo usati. Non servono se si ha dimestichezza con questo tipo di terreno, il casco invece è obbligatorio. La ferrata è facile ma bisogna stare attenti al terreno franoso sulle cenge. Non è poi così difficile perdere la traccia con la nebbia.