Era da un po' di tempo che non facevamo una notte in bivacco. Fabiana propone il nuovissimo Bivacco Zeb, costruito nel 2019. Siamo io, mio papà, Fabiana e il piccolo Alessandro, 11 anni, detto anche “Caterpillar” per la sua tenacia. Partiamo da Caiasco, una località a circa 1000m di altitudine, dove è possibile parcheggiare abbastanza comodamente. Non siamo troppo carichi visto che il bivacco dispone di materassi e coperte. La prima parte del percorso si snoda lungo una stradina fino alla località La Foppa. Da qui inizia il sentiero vero e proprio che permette di addentrarsi nella Valle del Dosso.
Primo giorno, la notte al Bivacco Zeb
Superato un ponte — meglio uno alla volta visto lo stato di abbandono — entriamo nel bosco. Non possiamo non notare, in mezzo al torrente, una stranissima baita che sembra irraggiungibile, riparata da un grosso masso. Lasciato un ultimo alpeggio sulla sinistra il sentiero si sposta sulla sinistra orografica del torrente. Poco dopo i segni bianchi e rossi ci riportano sulla riva opposta: qui inizia la ripida salita al bivacco. Il sentiero è poco battuto, spesso lottiamo con l’erba alta.
Il sentiero è ripido e non molla mai, anche se nella prima parte ci offre gentilmente dei lamponi squisiti. Arriviamo al bivacco in circa tre ore e mezzo. Che dire, davvero stupendo sia fuori che dentro. Otto comodi posti letto, un tavolo per mangiare e acqua a pochi metri. Il nostro fornelletto a gas ha deciso di piantarci in asso, per fortuna abbiamo portato riso freddo in abbondanza. Dormiamo in pantaloncini corti, la struttura è ben isolata, si sta benissimo.
Salita al Pizzo Paglia
Ovviamente visto che siamo già qui, non possiamo non salire al Pizzo Paglia. Ci avevo già provato qualche anno fa dalla Val di Cama con mio padre, ma avevamo sottovalutato la lunghezza del percorso. Dal bivacco risaliamo per circa cinquanta metri fino a incrociare l’alta via. Sentiero quasi inesistente, solo bolli bianchi e rossi in mezzo a tanta erba. Poco dopo attacchiamo la ferrata che parte con un camino quasi verticale. Una volta in cresta inizia un traverso molto esposto ma facile, quindi una lunga calata fino alla base della parete. Niente di complicato — è tutto attrezzato con catene e pioli — ma bisogna essere avvezzi a questo tipo di percorsi.
Alla base della parete lasciamo sulla destra i segnavia dell'alta via e iniziamo la salita verso la Bocchetta di Pòrtola. Non esistono segnavia o tracce di sentiero, bisogna cercare il percorso migliore tra grossi blocchi di granito. Dalla bocchetta scendiamo un canale detritico di circa 60metri. Traversando in leggera discesa verso destra stando a ridosso della parete raggiungiamo il ripido pendio sud erboso del Pizzo Paglia.
Saliamo senza percorso obbligato puntando un evidente torrione roccioso. Abbiamo lasciato qualche ometto per i futuri intrepidi escursionisti. Alla sua base si nota un facile canale. Lo superiamo con facili passaggi di I/II° e in pochi metri siamo in vetta. Panorama stupendo sulla Val Bodengo con il maestoso Pizzo Cavregasco.
La lunghissima discesa
Iniziamo la discesa a ritroso lungo il percorso di salita. Nei pressi dei ruderi dell’Alpe Mogna, seguiamo una debole traccia — segni gialli e rossi e qualche ometto — che permette di aggirare lo sperone roccioso ed evitare di ripercorrere la ferrata. Questo sentiero è utile se si vuole fare il Pizzo Paglia in giornata. La traccia è molto debole ma mai esposta, si risparmia molto tempo. Da qui in poi riprendono i segnavia bianchi e rossi e il sentiero torna agevole. Una bellissima gita di due giorni con una notte indimenticabile in un bivacco stupendo. La salita al Pizzo Paglia non è da sottovalutare. L’assenza d'indicazioni e il terreno complesso la rendono adatta a escursionisti esperti, il casco secondo me torna utile.