Quest‘anno non siamo riusciti a fare il solito trekking in Val Grande. Il richiamo però è troppo forte, dobbiamo almeno salire una cima in giornata. Scegliamo la Cima Corte Lorenzo, una delle vette dei Corni del Nibbio. Parcheggiamo subito dopo la chiesa di Bracchio. Dalla piazza della Chiesa notiamo dei segni bianchi e rossi sui muri che segnano l’inizio dell’itinerario.
Partenza dalla chiesa di Bracchio
La prima parte sale ripida lungo una mulattiera che, con numerosi tornanti porta all’Eremo di Vercio e quindi all’Alpe Vercio. Dall’alpe inizia un bellissimo sentiero tra le betulle che porta comodamente alla Colma di Vercio. Molto panoramico l’ultimo tratto con un magnifica vista sul Rosa. Dopo circa due ore di cammino ci fermiamo per bere qualcosa prima d'iniziare la cresta. Il cartello CAI è scoraggiante, indica tre ore per la vetta. In realtà con un passo medio si va e si torna in tre ore e mezza, anche meno con passo sostenuto.
Si evita la prima elevazione — Cima Mergozzoni — con un traverso nel bosco. Le foglie coprono completamente il sentiero rallentando la progressione. Si affronta poi senza problemi la salita al Carbunisc. Ripida discesa — prima catena — alla sella e poi impervia salita al Sassarut con altri tratti attrezzati. Mio papà si ferma qui, procedo da solo verso la vetta.
Vetta e rientro
Questo tratto è il più impegnativo della gita, ma mai complicato, sempre escursionistico. Si scende con l'aiuto di qualche catena alla sella per poi affrontare l’ultima salita. Il traverso finale non è per niente difficile, si può affrontare senza usare la catena. Come al solito molte relazioni esagerano nel descriverlo. Pochi metri e sono in vetta. Stupendo panorama verso gli abissi che proseguono verso il Lesino. Sembra di poter toccare il Monte Rosa e i giganti del Vallese. Dall’altra parte il selvaggio Rio Val Grande dominato dal Pedum.
Rientro sui miei passi fino Sassarut. Ci ho messo circa un’ora per andare e tornare dalla vetta. Ritrovo mio papà al Carbunisc e insieme torniamo alla Colma di Vercio. Il percorso è ben segnato da bolli bianchi e rossi ma il terreno è impervio e richiede attenzione. Decidiamo di fare un percorso ad anello rientrando dal Monte Faiè. Il panorama dal Faiè merita sicuramente questa deviazione. Dalla vetta scendiamo verso sud su un sentiero scavato nell’olina. Poi un bel bosco di betulle, con traccia debole ma evidente, fino a trovare dei piccoli cartelli rossi appesi a un albero che segnano la deviazione verso destra per Ruspesso. Poco dopo il parcheggio di Ruspesso prendiamo un sentiero — poco battuto — che ci riporta con un lungo traverso a Bracchio.
Considerazioni finali
Gita da fare, soprattutto in autunno. Panorami mozzafiato e ambiente selvaggio. In questo periodo partite presto, la gita è lunga e abbastanza faticosa. Ho portato un cordino e l’imbrago leggero ma non li ho usati. Le scarpe da trail sono sufficienti.