Trekking sulla montagna più alta dell’Africa, la mia seconda Seven Summit dopo l’Elbrus. Partenza da Milano Malpensa domenica 11 Settembre: volo Ethiopian su Addis Abeba e quindi secondo volo per il Kilimanjaro International Airport. Da qui trasferimento di circa un’ora verso Arusha dove pernottiamo al Mc-Ellys Hotel. L’hotel è abbastanza pulito, la colazione è buona, ed è proprio nel centro della città. Ottima cena al Khan's Barbeque. Forse il miglior pollo alla griglia mai mangiato, consigliatissimo. Il giorno seguente partiamo al mattino presto per Il Machame Gate, punto di partenza del nostro trekking. Il viaggio dura circa due ore, passando per la cultivation zone, ricca di piantagioni di banane e caffè.
Partenza dal Machame Gate
Al gate si sbrigano tutte le formalità burocratiche, bisogna firmare due registri d’ingresso al parco. I portatori si dividono i carichi, il peso massimo è di 15kg. Dopo una breve merenda iniziamo finalmente a salire. Il percorso si svolge quasi interamente nella foresta pluviale su percorso ben battuto. Con la pioggia ci sarebbe stato un bel fango, siamo stati fortunati. Dopo circa 11km e 1200m di dislivello, raggiungiamo in circa quattro ore e mezza il Machame Camp a circa 2900m di quota. Il campo è appena sopra il limite superiore delle nuvole. I portatori sono già qui, hanno già montato tutte le tende, compresa quella della cucina. Il campo è molto umido, il freddo si fa sentire, mi metto subito il mio piumino caldo per la cena. Ci infiliamo nei nostri sacchi a pelo e andiamo a dormire.
Shira Camp
Sveglia alle 6:30, per colazione arriva il temuto e immancabile porridge. Avvisiamo subito il cuoco che per noi italiani è davvero una tortura. Non lo vedremo mai più. Al suo posto tè, pane tostato, chapati e frittata, con miele e marmellata a disposizione. Il sentiero parte subito ripido dietro il campo e non molla mai fino quasi alla fine. A circà meta percorso si può ammirare, per la prima volta, la cima del Kilimanjaro. La quota comincia a farsi sentire, ma il passo delle guide, lento e costante, non ci fa mai andare in affanno. La parola d’ordine da oggi in poi è “Pole Pole”, ovvero piano piano! Dopo quattro ore e 1000m di dislivello arriviamo al campo, posto a 3900m. Siamo nella Moorland Zone, dominata dai seneci e dalle lobelie. Splendida vista del Monte Meru che sbuca dal tappeto di nuvole. Breve gita a circa 4000m per ammirare la vetta, cena e tutti a nanna sotto una stellata incredibile.
Lava Tower e Barranco Camp
Sveglia alle 6:30 e ripartiamo per la tappa di acclimatamento. Saliremo fino alla Lava Tower a 4630m, per poi scendere al Barranco Camp. Siamo nel pieno della Alpine Desert Zone, dove la vegetazione è quasi del tutto assente. Lungo il percorso si trovano numerosi frammenti di ossidiana. La quota si fa sentire, alcuni di noi accusano i primi leggeri sintomi del mal di montagna. Dopo un pranzo veloce al campo Thomas ci invita a salire sulla cima della torre. In teoria non si potrebbe ma per oggi facciamo uno strappo alla regola. Per salire in vetta c'è solo un traverso di secondo grado che potrebbe risultare complicato per chi non ha grande dimestichezza con l’arrampicata. La discesa verso il Barranco Camp è stupenda, forse il tratto più bello di tutto il trekking. Enormi seneci fanno da cornice alla parete SW del Kilimanjaro. Dopo sei ore di cammino arriviamo al Barranco Camp. La tappa misura 10km per circa 700m di dislivello.
Barranco Wall e Barafu Camp
La tappa parte con il famoso Barranco Wall. Ho letto di tutto su questo tratto, in realtà è una cavolata pazzesca. Si usano le mani forse due volte. In compenso si creano dei tappi incredibili tra portatori stracarichi e inglesi incapaci. Visto che si fa di mattina presto, copritevi bene perché si rimane fermi per diverso tempo. Dalla sommità del Barranco Wall inizia un noioso sali e scendi fino al Karranga Camp. Questo è forse il tratto più noioso della salita. Pranzo veloce e poi via verso il Barafu Camp. Al colletto, a circa 4100m inizia addirittura a nevicare, anche se dura pochissimo. Lungo traverso e poi rampa finale verso il nostro campo base per la vetta. Tappa faticosa, circa 1000m dislivello per 8km in sette ore. I portatori devono anche portare tutta l'acqua necessaria per il campo finale, eroi.
Uhuru Peak
Finalmente giornata di vetta. Il campo è spartano, ma gode di una bellissima vista sul Mawenzi. Cena anticipata alle 17:30 visto che la sveglia è fissata per mezzanotte. Il tempo di prepararci e all’una iniziamo la salita con le frontali. Una persona del nostro gruppo procede lentissima e ci fa prendere freddo, nonostante abbia indossato tutti gli strati più caldi. Perdo la sensibilità ai piedi ma per fortuna arriva l’alba a circa 5600m. Il tratto per arrivare a Stella Point è molto ripido, e il terreno franoso lo rende molto faticoso. Da Stella Point in poi spiana, anche se la quota si fa sentire. Eccoci finalmente in vetta, anche oggi giornata splendida, non potevamo chiedere di più. Discesa rapida, agevolata da un ghiaione lunghissimo che permette di perdere quota risparmiando le ginocchia. La salita è durata 7h e mezza, ma a un passo normale si fa tranquillamente in 6.
Rientro lungo la Mweka Route
La giornata di vetta non finisce qui. Dai 4600m del campo base bisogna scendere fino ai 3000m del Mweka Camp. La discesa è un polverone unico e, complice la stanchezza, risulta abbastanza noiosa. Ultima umida notte al campo, e poi lunga discesa nella foresta pluviale fino al Mweka Gate, non prima di aver celebrato con i portatori la nostra salita e aver distribuito le mance. Io e Giacomo ci concediamo una corsa fino al gate, tra lo stupore dei portatori e dei gruppi inglesi che fanno fatica a stare in piedi sul fango.
Considerazioni finali
Noi abbiamo viaggiato con Viaggi e Avventure Nel Mondo: purtroppo organizzazione pessima e accompagnatore non preparato sia fisicamente che a livello organizzativo.
Abbiamo preso il Diamox preventivamente, una pastiglia al giorno ogni mattina fino alla vetta. Siamo stati benissimo e ci siamo goduti tutti la salita. Farlo senza può essere rischioso, visto che c'è solo una tappa di acclimatamento.
Per la giornata di vetta avevo dei Vertigo con sotto la calzamaglia e sopra un piumino pesante, più gli scarponi Ribelle Lite HD. La giornata è stata ottimale ma abbiamo avuto freddo vista l’andatura. Per fortuna avevamo gli scaldini della Decathlon. Se non siete veloci e soffrite il freddo, meglio avere degli scarponi più caldi. La combinazione ideale — se non nevica — potrebbe essere scarpe da trail in goretex più calze riscaldate.
Per tutto il trekking, escluso la vetta, delle scarpette da trail vanno benissimo.
Portate il vostro materassino e un cuscino gonfiabile, quello che ci hanno fornito non era comodissimo.
Sacco a pelo da -10°C comfort, magari avrete caldo all’inizio ma dai 3900 in su fa freddo la notte.
Portate un bel piumino da alta quota, alla sera lo ringrazierete.
Indumenti impermeabili non utilizzati. Il tempo è sempre stato stabile, direi che inizio settembre è un ottimo periodo per la vetta
Tanta, tantissima gente sul percorso, l’affollamento è un punto a sfavore di questa montagna
Tanta sporcizia ai campi, i bagni sono tutti in un pessimo stato, la gente non li usa e preferisce fare i propri bisogni intorno al campo. Anche l’odore non è il massimo.
Sotto i 3000m è sempre nuvoloso, non vi scoraggiate, sopra è sempre sereno.
Pattuite le mance prima di andare sulla montagna, onde evitare spiacevoli incomprensioni.
La Duffel Bag della North Face è perfetta, i portatori mettono comunque il vostro bagaglio in dei sacchi impermeabili.
Per il vostro zaino un 30 litri è perfetto.
Portate un extra per il vostro portatore personale.
Obbligatorie salviette umidificate per la vostra igiene personale.
Ad Arusha andate al Khan’s Barbeque, informale e delizioso.
Se state scegliendo tra Kilimanjaro e Rwenzori, scegliete il Rwenzori, molto più selvaggio e affascinante.