La mia prima gara su questa distanza. La gara più lunga fino a ora è stata la Livigno Sky Marathon di quest'anno. Arrivo alle 18 a Chiesa Valmalenco per ritirare il pettorale. C'è un comodo parcheggio gratuito nella parte bassa del paese, impossibile parcheggiare più in alto. Pacco gara non entusiasmante, con taglie umane dei pantaloncini già finite. Briefing alle 21 nella zona della partenza con controllo del materiale obbligatorio e consegna del gps. Ad alcuni hanno aperto lo zaino per la verifica, ad altri, come me, si andava sulla fiducia.
Partenza da Chiesa Valmalenco
Partenza alle ore 22 tra due ali di folla, stupendo. Lunga discesa fino a Torre di Santa Maria, ideale per scaldare le gambe. Da qui iniziamo a salire verso il Rifugio Bosio. Il sentiero parte ripido per poi diventare regolare e agevole. Cerco di non strafare in modo da non finire la benzina più tardi. Ristoro fugace all’Alpe Piasci a base di arancia, cioccolato banane e tè caldo. Poi lungo traverso in leggera salita fino al Rifugio Bosio. Anche qui il ristoro è identico. Non fa freddo, temperatura direi ideale. Lunga discesa su carrareccia fino All’Alpe Lago — ristoro — poi ancora un breve tratto di sentiero alternato alla carrareccia ci porta alla base della salita del Passo Ventina.
Passo Ventina e discesa a Chiareggio
La salita al passo non da tregua: pendenze sostenute su blocchi di roccia spesso instabili. Discesa dal passo su terriccio scivoloso nella parte alta, poi di nuovi blocchi, un breve nevaio, morena e poi facile sentiero fino al Rifugio Gerli - Porro con ristoro fugace. Lunga ma facile discesa fino a Chiareggio, dove compare per la prima volta la pasta. Qui è situato il primo cancello orario, con tempo massimo di nove ore. Lo passo in sette ore e mezza circa.
Dal Rifugio Longoni al Rifugio Alpe Musella
La salita al Rifugio Longoni la conosco bene. L’ambiente è stupendo, l'alba aiuta il morale dopo la lunga nottata. Al Longoni sono di casa, mi aspetta mio papà — presidente del Cai Seregno, con il gestore Eugenio Pedrotti. Piatto di pasta, caffè e poi si riparte! Discesa lungo la jeeppabile fino alla deviazione per il Lago Palù. Fino al lago la salita è dolce e permette di recuperare un po' di energie. Sontuoso ristoro al lago con bresaola, pane nero, birra e pasta.
La salita alla Bocchel del Torno è ripida e faticosa, cosi come la successiva discesa lungo le pista da sci. Lungo traverso rigenerante poi breve salita fino al Rifugio Alpe Musella. Purtroppo anche qui il ristoro non è un granché, manca la pasta e il brodo è sciapo.
Dal Rifugio Marinelli al Rifugio Zoia
La salita al Marinelli è forse il tratto chiave della corsa. Lunghissima e faticosissima, con alcuni saliscendi e un tratto finale molto ripido che taglia le gambe. In tutto ci impiegherò 2h:45m, non finiva mai! Il Ristoro al Marinelli è eccellente. Pasta, brodo buonissimo e l’ingrediente segreto: birra con lemonsoda! Arrivato cotto, riparto pieno di energie, la radler è stata la chiave di volta.
Tutto tranquillo fino al Rifugio Carate, poi la faticosissima salita alla Forcella Fellaria, su blocchi instabili e sentiero poco segnato. Alla forcella inizia a piovere. Discesa molto tranquilla al Rifugio Bignami. Senza fermarmi procedo spedito verso lo Zoia, il cancello è alle 17:30 meglio non prendere rischi. La discesa dal Bignami è quasi rilassante, sentiero largo e agevole con scarsa pendenza.
Dal Rifugio Zoia a Caspoggio
Arrivo allo Zoia alle 17, appena in tempo! Quando credi che ormai il peggio sia finito ecco che arriva la classica mazzata finale. La discesa dal Cristina a Caspoggio è eterna. Un continuo sali e scendi che spezza le gambe. Il finale poi è ancora peggio: una picchiata verticale lungo la pista da sci che distrugge i pochi quadricipiti rimasti.
Finalmente dopo ventidue ore e trenta minuti taglio il traguardo. Tempo certamente non di rilievo ma sono molto soddisfatto di aver portato a casa la mia prima ultra!
Considerazioni finali
Quello che ho capito è che bisogna partire piano e dare eventualmente tutto alla fine. L'ideale è camminare le salite e correre tutte le discese, ma non sempre ce la si fa. Come scarpe ho usato le New Balance More Trail V3, le più ammortizzate di casa New Balance. A mio avviso, se non si hanno ambizioni di classifica, più ammortizzazione si ha meglio è. Per intenderci sono ancora più ammortizzate delle Speedgoat e delle Mafate.
Ho usato i bastoncini Distance Carbon della Black Diamond, quelli fissi, i più leggeri sul mercato. Io li preferisco a quelli ripiegabili, sono sempre pronti all'uso e sono talmente leggeri da non sentirli quando li tieni in mano. Ho portato con me una sola flask da mezzo litro ed è stata sufficiente. I ristori sono più numerosi di quelli dichiarati, non si rischia mai di rimanere senz'acqua.