Al traguardo
Lavaredo Ultra Trail

Una bella soddisfazione riuscire a finire una gara così famosa nella sua massima distanza. Purtroppo non sono riuscito a prepararmi come volevo e ci ho messo davvero tanto tempo. Parto la mattina stessa della gara — forse non una grande idea — alla volta di Cortina d’Ampezzo. La città è davvero caotica, complice anche i lavori per le olimpiadi invernali. L’organizzazione ha reso disponibile un grandeparcheggio in località Fiames con servizio di navetta. Vado a ritirare il pettorale poi rientro al parcheggio per mangiare qualcosa e riposarmi un po'.

La partenza

Partenza
Partenza

Più di 1600 partecipanti al via, davvero un casino infernale. Arrivo tardi e sono costretto a partire nelle retrovie. Nessun controllo materiale, né gps. Al via si cammina nella folla, le vie del centro sono strette e non riescono a disperdere i concorrenti. Breve discesa fino alla località Cadin di Sotto poi altro mega tappo: la strada diventa infatti un sentiero e siamo costretti ad aspettare almeno 5 minuti. Bisogna cercare di partire il più possibile davanti se non si vuole rimanere imbottigliati.

Il sentiero sale molto regolare, passando a fianco del bellissimo Lago Ghedina illuminato dalle torce. Dopo un lungo tratto in falsopiano, dove è possibile correre, inizia la ripida discesa verso il fondovalle. Niente di tecnico, ma meglio stare attenti visto l’affollamento. Inizia poi la salita verso il Passo Tre Croci. Primo ristoro al 18esimo km, con banane arance cioccolato e té caldo. La salita rimane spesso vicino al torrente. La zona è molto fredda e decido di cambiare la maglietta già sudata per evitare problemi di stomaco. Salita corribile, qui se si è in forma, si può correre e guadagnare davvero tanto tempo. Conoscendo la mia condizione non voglio rischiare e continuo la camminata veloce.

Raggiunto il passo si scende rapidamente lungo un bel sentiero fino al secondo ristoro. Lunga discesa, sempre non tecnica tranne qualche breve tratto. Al termine inizia la salita a Misurina. Tutta la prima parte è su strada bianca, anche qui è possibile fare la differenza correndo. Il mio obiettivo è arrivare quindi non rischio. Al ristoro di Misurina mangio davvero due cose. Purtroppo la qualità dei ristori è pessima, lontana anni luce da quella dell’Adamello Ultra Trail.

Salita alle Tre Cime e base vita a Cimabanche

Verso il Rifugio Auronzo
Verso il Rifugio Auronzo

Riparto costeggiando il lago: anche qui si può correre alla grande. Successivamente la salita aumenta di pendenza fino al Rifugio Auronzo dove c'è piccolo risotoro con sole bevande. Spettacolare anello intorno alle Tre Cime, il momento più bello di tutta la gara. La discesa è lunga e impegnativa. Il terreno però mi è congeniale, è lo stesso della mia Valsassina, ovvero calcare rotto. Al termine inizia il calvario. Circa 7km su strada bianca in leggera salita, la mia nemesi. Qui se non si corre di perde davvero tanto tempo.

Arrivo al ristoro di Cimabanche in poco meno di 12 ore. Recupero lo zainetto con il cambio. Mi aspettavo un signor ristoro e invece altra delusione. Poco riso scotto e pastina scotta con brodo. Qualche fetta di salame e formaggio. La cosa assurda è che limitavano anche la quantità di riso per persona, no comment. Riparto sotto un sole cocente, consapevole che la gara vera inizia qui. Molte persone infatti si ritirano alla base vita.

La salita successiva è facile ma spesso sotto il sole. Ho un piccolo risentimento muscolare alla gamba destra ma niente di preoccupante. Bella discesa su ottimo sentiero fino al ristoro di Malga Ra Stua. Sono abbastanza cotto e la gamba mi fa un po' male. Prendo una tachipirina, di solito funziona in questi casi. MI aspetta infatti il tratto chiave, la Val Travenanzes.

Dalla Val Travenanzes al traguardo

L’eterna Val Travenanzes
L’eterna Val Travenanzes

Dal ristoro si scende ancora fino all’imbocco della salita. Prima parte molto semplice su strada bianca, poi sentiero. La valle è bellissima ma eterna. Per fortuna i cumuli pomeridiani oscurano il sole. Con il sole a picco si rischia veramente di saltare. Affrontiamo ben cinque guadi nell'’acqua ghiacciata prima di attaccare la salita alla forcella. Ricordatevi di riempire le flask a inizio salita, non c'è più acqua fin quasi la fine della valle. Scolliniamo e iniziamo la discesa — anche questa molto corribile — fino al ristoro di Col Gallina. Anche qui niente di nuovo, poco cibo e di pessima qualità.

Ripartiamo affrontando la ripida salita al Rifugio Averau, davvero tosta con le gambe cotte. Breve discesa, poi lungo traverso in leggera salita. Al termine si scende verso il ristoro di Passo Giau. Dal passo bisogna affrontare due salite. La prima è molto ripida ed è la classica mazzata finale. La seconda, più dolce, porta a svalicare il colletto da dove inizia la discesa finale. Sono 10km per 1000m di dislivello negativo fino a Cortina. Anche qui volendo si può fare la differenza. Il tratto mediano è terribile, terreno rotto e ripido, al buio è un delirio. Dopo 25 ore taglio il traguardo. Non un granchè ma viste le condizioni fisiche sono contento di averla finita!

Considerazioni finali

Sicuramente una gara paesaggisticamente stupenda, ma laffollamento secondo me la rovina. Non si è quasi mai soli, ma sempre circondati da tantissime persone. Si tratta di una gara molto corribile, bisogna fare un allenamento specifico per ottenere un buon tempo. Io preferisco salite e discese lunghe e ripide. Cercate di partire più avanti possibile per evitare il tappo iniziale. Cibo pessimo, forse la principale nota negativa. Ottimo regalo per i finisher, ovvero un gilet imbottito di La Sportiva.